Ieri il presidente si è insediato, oggi il compleanno del partito: troppi ricordi, lasciatemi qui, dove le odorose pietre miliari del potere non arrivano;
non sono fresche, non sono rose, è un olezzo strano, che sa di vecchio, sa di ospedale, sa di carcassa di animale in putrefazione:
la dannatissima de-evoluzione che ci costringe, tra un quarto divino e un altro di noia, a dover scegliere tra la celebrazione del boia o la canzone del marinaio.
Segnaliamo per i meno abbienti la situazione del quartiere operaio su rete 4, alle ore venti, la deplorevole dissoluzione.
Ma come, non vedete queste persone? Non vedete che gli mancano i denti e anche la casa, in pieno gennaio?
Cantate di ciò che è stato e di quello che verrà, con gaudio di tutti i presenti.
Ma se sono diversi, se pregano Allah, non voglio nemmeno sentirne i discorsi: spacciano, bevono, dormono tersi di fronte gli androni dei nostri portoni.
Sporcano, rubano, protestano anche! Non sono uomini, sono fantasmi; chissà quali arie di libertà si davano in Congo, fra il Tigri e l’Eufrate, nelle ore di veglia tra il viaggio ed il sogno.
Beati i popoli che non hanno bisogno di santi, governi e di eroi.
Tappeto a tessitura piatta 170X240 cm “fatto a mano/fantasia” 199 €.
Ricambio levapeli: 0,95 cent.
Cuscino a fantasia scura 50X50 cm: 7,95 €.
Faccio dopo il totale.
A Elena piacerà.
Set di tavolini STOCKOLM: 199 €.
Non trovo la disponibilità sul catalogo (forse è esaurito).
Servizio trasporto leggero: 29 € in 24 h.
Non c’è il modello che cerco.
Da quando hanno tolto le micro-matite in legno chiaro non posso controllare.
Scarico l’applicazione.
Il reparto letti mi dice che “l’amore non finisce” quindi il mio è un investimento sicuro.
Provo il nuovo lattice a 149 €. Meglio le molle:
con l’arrivo della primavera mi danno una sensazione di maggiore sospensione.
Da quando mi sono licenziato ho molto più tempo per me per noi.
Possiamo venire tutti i giorni all’ikea e perderci tra le quinte di case che non vivremo mai come in “Ferro 3”.
Faccio il bagno nella vasca a idromassaggio e ordino una pizza gluten free su justeat.
Il ragazzo di deliveroo ha la pelle scura. Lascio sempre la mancia sulle scale (spero apprezzi).
Restiamo a guardare la pizza colare giù dal muro come fosse un quadro astratto.
I ragazzi che soggiornano da me su airbnb sono in città per lavoro.
Li guardo come qualcosa di preistorico nell’Antropocene: ammiro il loro sudore.
Alla sera guardiamo una serie su netflix.
Mi guardo l’ombelico. Lo so: sto ingrassando.
Domani vado a correre. Domani, giuro. Finite le scorte di salmone.
Se riduco la colazione, forse brucio le calorie sul nascere.
Do un’occhiata al reparto bare: un loculo di 160X70 cm dovrebbe bastare.
160X80. Meglio star comodi, non si sa mai.
Com’è che diceva il saggio? “Le macchine devono essere comode, non le persone.”
Considero che se mai dovessi innamorarmi ancora sarebbe di un avatar per il 70% della giornata.
Faccio volentieri a meno.
Ogni tanto, esco nel parcheggio.
Per non perdere l’abitudine al mondo.
Cammino in diagonale abbattendo la quarta parete senza avere la benché minima idea di come funzioni la relatività – E=MC2 – comincio a interagire ma poi rientro
e anche quando percorro un campo profondissimo a perdita d’occhio alla fine sto solo correndo sul posto.
All’interno è tutto talmente in ordine. Anche Elena, sorridente all’ingresso.
La ritrovo con la sua etichetta: bella, sintetica. Sempre la stessa, anche in salotto.
Ora siamo rimasti in tre: io, lei, il divano.
Guardiamo questa serie su netflix di un tizio che vive all’ikea e ha questo vizio del lavoro.
Testo pubblicato sul n. 1 di Menelique – “I futuri del lavoro” Illustrazione di Laura Bagnera
“Ciò che fa male non va raccontato”, mi dissi, una sera d’estate, quando i morsi della fame si facevano più stringenti e l’anima di Tondelli era occupata a cancellare le bestemmie dai suoi libri precedenti, pensando “così non si può continuare.” Certo, anch’io credevo di esistere, di voler stare bene e perseguire ciò che più mi dava gioia e per cui nutrivo reale passione: solo che poi capii che non era possibile, che la felicità è una morbida prigione di pastiglie effervescenti e contagocce e che avevo ancora del lavoro da fare. Dello stacanovismo parleremo in un’altra occasione; sono stanco di spiegare l’ovvio – anche perché il prossimo reazionario potrei essere io, se non sto attento al mio istinto di conservazione, ché la macchina non è il male ma può aiutarci a liberarci, ché siamo tutti macchine desideranti in quanto esseri umani e l’umano non è “barlume” da salvaguardare, ma limite da superare – per affrancarci da ciò che ci uccide. Saremo ancora capaci d’amare, d’incontrarci, piangere, colpire?
Questo tu chiedi. Non cercare altra risposta che non sia Poesia. Un fiume sotterraneo pronto a esondare
Come alcuni di voi sapranno, questo libro ha avuto una gestazione difficile. Anche per questo, vi sono particolarmente legato. Racchiude trenta componimenti scritti tra il 2014 e il 2019. Alcuni di questi sono apparsi su riviste, CD, blog, raccolte; altri sono del tutto inediti. A impreziosire l’edizione, ci sono poi quattro poesie visive che ho realizzato tra il 2014 e il 2016.
Dopo tante peregrinazioni, 𝙸𝚜𝚝𝚛𝚞𝚣𝚒𝚘𝚗𝚒 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚛𝚒𝚟𝚘𝚕𝚝𝚊 ha trovato finalmente una casa e una forma cartacea, con la splendida copertina di Luc Fierens, che ringrazio per la comunanza e l’amicizia.
Ringrazio l’editore, Giordano Criscuolo, e la redazione di Eretica Edizioni per avermi accolto nel loro catalogo, popolato da autori e autrici che stimo.
Forse ha senso che questa silloge esca in tempi di separazioni e distanziamenti. La poesia può servire, in questo senso, ad accorciare le distanze, creare alleanze, affinare i sentimenti e superare il recinto letterario. Mettendo in relazione tutti coloro hanno smesso di attendere.
Cito dalla prefazione di Carmine Mangone: “Non riusciamo a resistere, e mai resisteremo, alla voglia di aprire quella porta che dà sull’impossibile.”