la tavola è imbandita,
sporca ed imbastita
di pentole e di bucce,
di cicche spente e trucioli,
di frasi non dette
e sorrisi passati
ed io muto, mi trasformo
insieme alle stoviglie
di questa casa
troppo piena
fuori dalla finestra,
la gente vocifera forte:
hanno vite da vivere,
cartellini da timbrare
allora penso,
a cosa sono e a cosa ero,
nel ciel terso del mattino
che favorisce il verso:
ora so
che son mai stato bravo
nel pensare a gl’altri
al di fuori de’ miei bisogni
ma è quand’arriva il momento
del ricordo nostalgico,
del pensiero malinconico
ch’io mi volto, languido
e – svelto – ripulisco
tolgo tutti i collegamenti
col passato e col futuro,
lascio spazio al qui e ora,
tangibile e concreto
passo la spugna, raccolgo i fili,
rendo tutto sfavillante,
ammiccante ed efficiente
come e più del CCleaner
(da leggere con pezzaccio annesso)